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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Uwe Johnson, I giorni e gli anni (20 giugno 1968-20 agosto 1968)

[trad. it. di N. Pasqualetti e D. Angiolini, L’orma, Roma 2016]

Uwe Johnson, trasferitosi a Berlino Ovest nel 1959 dopo aver trascorso la giovinezza nella DDR e definito dalla critica negli anni Sessanta lo «scrittore delle due Germanie», è considerato nella Germania riunificata come il grande cantore del Novecento tedesco, testimone e indagatore appassionato ed equanime della violenza totalitaria che ha investito la Germania nel ventesimo secolo dapprima sotto le insegne del nazismo e poi sotto la bandiera del socialismo. Il grande romanzo Jahrestage. Aus dem Leben von Gesine Cresspahl (1970-1983), che offre un quadro della storia tedesca della prima metà del Novecento vista dalla prospettiva dei ceti umili, costituisce un’opera composita e di straordinaria ricchezza, in cui alla precisione documentaria e all’astratta freddezza del cronista si coniugano la finezza psicologica e la condensazione simbolica del grande narratore. La vicenda narrata nel romanzo – lo ricordiamo – si articola su due piani temporali che si alternano e si intrecciano idealmente in una sottile trama di allusioni e rimandi: il presente, che copre un anno intero dal 21 agosto 1967 al 20 agosto 1968 (vigilia dell’ingresso dei carri armati a Praga), e il passato nel Meclemburgo dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento. Protagonista è la trentaquattrenne impiegata di banca Gesine Cresspahl, originaria del Meclemburgo ma residente a New York insieme alla figlia Marie dal 1962.

Nell’ultimo volume di cui si compone il possente romanzo, finalmente uscito in italiano grazie all’intraprendenza della coraggiosa casa editrice e alla tenacia dei traduttori, il passato che riaffiora alla memoria di Gesine e nelle conversazioni con la figlia Marie è costituito dai ricordi dell’adolescenza, svoltasi negli anni di fondazione della DDR (19481951), mentre il presente è scandito dagli eventi della politica internazionale, in cui predominano le notizie relative alla guerra in Vietnam e alla Primavera di Praga. La descrizione degli esordi del socialismo nella Germania orientale, esemplificati soprattutto sulla base delle esperienze scolastiche della protagonista, procede nel romanzo parallelamente all’evolversi dell’esperimento praghese, la cui repressione sancì per l’autore la definitiva disillusione circa le possibilità di rinnovamento del socialismo. Johnson, che come molti suoi coetanei nella DDR aveva riposto sincere speranze nelle promesse democratiche del nuovo ordine politico, subì un precoce disinganno già negli anni di scuola, e la descrizione dettagliata dell’ambiente liceale rievocato da Gesine, dominato dal dogmatismo ideologico e pervaso dalla delazione, trae origine proprio dai ricordi dello stesso Johnson, peraltro già confluiti nel suo primo romanzo, Ingrid Babendererde (anch’esso di recente pubblicato in italiano da Keller). Nonostante Gesine sia emigrata all’Ovest nel 1953 per protesta con la politica antisemita di Stalin, ella non condivide neppure appieno il sistema capitalistico e lo stile di vita dominante negli Stati Uniti, in cui riconosce la presenza di conflitti razziali, il degrado delle periferie urbane, la mentalità competitiva e affaristica e di cui condanna la politica aggressivamente imperialistica. Grande protagonista del romanzo è anche il «New York Times», affettuosamente ribattezzato «Zia Times», che Gesine, pur persuasa dell’irredimibilità del mondo, legge accanitamente sospinta dal desiderio di sapere e capire.

La vastità dei riferimenti storici e culturali, il rimando a personaggi e avvenimenti narrati nei volumi precedenti e lo stile allusivo di Johnson rischiano però di disorientare il lettore, che si sarebbe enormemente giovato nella presente edizione di un pur breve testo critico che lo guidasse nei meandri del labirinto degli Jahrestage. L’assenza di uno scritto introduttivo è però l’unica menda in un’edizione per il resto pregevole sotto tutti gli aspetti.

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